Con il termine Spagyria si intende un’antica tecnica alchemica finalizzata alla preparazione di rimedi naturali, creata agli inizi del 1500 dal medico svizzero Paracelso e poi proseguita nell’ 800 dal medico tedesco Zimpel.
Il termine venne usato per la prima volta da Von Helmont, un seguace di Paracelso.
Una consueta spiegazione ne fa risalire il significato etimologico a “spao”, separare-estrarre, e “agheiro”, riunire.
Una interpretazione prettamente etimologica del termine, invece, evidenzia che questo può essere inteso anche come sintesi di “spao”, estrarre-separare e “ieros” ovvero ciò che è sacro, divino.
Il termine Spagyria assume quindi il significato di “estrarre tutto ciò che è divino” o, in termini meno astrali, “estrarre tutte le virtù del vegetale”, che vengono ricavate tramite un complesso procedimento che si basa su tre procedimenti essenziali: fermentazione, distillazione e incenerimento.
In tal modo si ricavano sia oli essenziali, sia i sali minerali della pianta, sia microelementi che nel complesso rappresentano un prodotto finale dalle caratteristiche uniche.
Secondo la Spagyria quando l’energia vitale dell’individuo è in equilibrio, allora si è in buona salute, mentre se sono presenti disarmonie tra le forze energetiche insorge la patologia. Il compito dei rimedi spagirici è dunque quello di sostenere il riequilibrio energetico della persona accompagnandola verso un processo di guarigione.
(“Manuale di Medicina Spagyrica”, di Stefano Stefani, Carlo Conti, Marco Vittori.
“Fondamenti di Spagyria” , di Carlo Conti).
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